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— Ah, — osservò il custode, — e perciò che ha voluto sentire la storia di dama Rofoela Perella?

— Sentite, zio Juanne. Nel mese di marzo è stato ammalato: quasi se ne moriva. Allora ho fatto questo voto: Santu Juanne Battista, fatelo guarire, ed io prometto che lo farò venire alla vostra festa. Poi è guarito. Io glielo dissi. Prima egli credeva molto in Dio, ma ora poco. Perciò si è messo a ridere. Dice: «Dov’è questa chiesa?». Io gli dico: «Così e così». E gli racconto tutto. La storia di donna Rofoela gli piacque molto, e allora mi disse: «Bene, ci andremo, deve esser bello, balio». Saputo la cosa, Antonio Dalvy s’arrabbiò come un cane, e mi imprecò come un demonio. Allora donna Lillica disse: «E invece ci vado anch’io!». Antonio Dalvy continuò ad arrabbiarsi, ma poi è partito per un viaggio, e noi siamo venuti.

— Eh, quella donna è forte, eh?

— Bisogna saperlo! — disse Ghisparru.

— E non le manca punto la collana! — osservò con malizia il custode.

— E, ci tiene, alla collana, e ad altre cose! —

Finito di cenare, i due vecchi usciron fuori. I cortili si rianimavano. Una colonna di fumo, un acre odore di lentischio, salivano span-