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iscuffiotto rosso, con la fronte coperta da una densa frangia di seta nera, cullava un bimbo che pigolava come un uccellino, con le piccole braccia in aria.
— Pipiu, pipiu, agnellino nostro! — dicevano le donne, volgendosi ogni tanto verso il bimbo.
— Presto, presto, donne! — gridava il priore, versando un liquore verde entro i calici. — Questa è una dama, questo è un dottore. —
E scoperchiò la paniera dei dolci, mise tutto in iscompiglio: era tutto rosso, con la barba scarmigliata, il corsetto slacciato.
La moglie s’adirava fra di sè, ma per non scomporsi non lo guardava neppure, tutta intenta, in apparenza, a complimentar la dama.
Giame osservava ogni cosa.
Il priore li invitò alla cena che doveva farsi dal cappellano, e non ammise nè repliche nè ringraziamenti. Diceva:
— Bisogna esser uomini. Bisogna mangiare, bere, accettare gli inviti. Bisogna mostrarsi gente di mondo, bisogna esser uomini. —
Per mostrarsi gente di mondo, i Dalvy dovettero accettare l’invito.
Intanto venne il cappellano in persona, poi vennero altri due o tre paesani: e tutti volevano portar di qua e di là i Dalvy, copren-