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Inie b’er Baròre – b’er Baròre,
Inie b’er Baròre – b’er Baròre,
Inie b’er Baròre – b’er Baròre,
Inie b’er Baròre – e Bustianu.


Intanto zio Juanne Battista cercava del priore, per avvertirlo che c’era una ricca dama e il figliuolo, onde si andasse a complimentarli.

Passando nel secondo cortile vide che Bellia, invece di coricarsi, s’era di nuovo seduto sul parapetto d’una loggia, fra un gruppo di ubbriachi, raccontando, metà in sardo, metà in italiano, storie poco pulite di compagni di reclusione.

Il vecchio si fermò un momento, fissando gli occhi cisposi e il fazzoletto azzurro di Bellia.

Appena costui scorse il custode s’alzò, gridando:

— Ohè, figlio di Sant’Antonio. —

E si sedette di nuovo, ridendo.

Zio Juanne trasalì, e tosto ricordò qualche cosa di terribile.