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— Va al diavolo! — disse Ghisparru.
— Silenzio. Non provocarlo — mormorò Giame. Poi si volse al custode, e gli disse: — Bene, su due piedi, raccontatemi in breve la storia della donna indemoniata che fondò questa chiesa. —
Tutto contento zio Juanne ripetè la storia di donna Rofoela Perella.
Giame ascoltava intento, con le spalle appoggiate al muro; ed anche il servo ascoltava, ma con aria inquieta ed irritata.
Udita la leggenda, entrarono in chiesa. Il servo mise la berretta piegata su un gradino e sopra poggiò le ginocchia.
Il suo volto selvaggio sollevossi verso il piccolo Santo vestito di pelli, e le sue labbra si mossero ad una fervida preghiera.
Nel mezzo della chiesa, sopra un pezzo di stoffa gialla, posava la nicchia di legno e vetro che usavasi portare in giro per chieder l’obolo nei villaggi. Due ceri ardenti traevano scintille dal vetro, dietro il quale la statuetta tendeva le piccole braccia. Un agnellino bianco lambiva la corta veste del santo.
Prima di lasciar la chiesa, i devoti s’inginocchiavano sul lembo del rozzo tappeto giallo, pregavano, baciavano la piccola nicchia, e lasciavano l’offerta in un vassojo di metallo.