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arrivavano gruppi d’uomini e donne, e ciascun gruppo portava uno stendardo spiegato.
Appena smontavano di sella entravano in chiesa, e appena usciti di chiesa si mettevano a ballare il ballo sardo. E quelli d’un paese si beffavano e ridevano di quelli degli altri paesi. Non arrivava persona della quale questo o quell’altro non trovasse qualche cosa di ridicolo.
E tutti ridevano.
Mercanti girovaghi, liquoristi e venditori di sproni e briglie, s’accamparono in certe piccole loggie del primo cortile. La folla, quindi, era spessa laggiù, mentre il secondo cortile restava quasi deserto.
Il più indemoniato era un gruppo di paesani bruni, coloriti, ubbriachi, che ballavano cantando, al ritmo di strane poesie.
Assa festa ’e Gasta so andadu, |