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il lentischio, vi odorava il ginepro. I priori cantavano boriose gare estemporanee: gli occhi delle donne languivano di sogni.

E zio Juanne Battista?

Zio Juanne Battista si vedeva raramente. Assisteva alla messa, poi, presso la porta, riceveva l’obolo dei pellegrini: a mezzodì andava dalla prioressa con una scodella che gli si riempiva di minestra o di farro fumante; poi spariva. Qualche volta lo si udiva gridare coi mendicanti che sporcavano la chiesa.

— Levati di lì, pezzente.

— Non mi levo.

— Se non ti levi ti faccio levar io a bastonate.

— Il diavolo ti bastoni.

— Rognoso.

— Cocuzzolo spelato.

— Immondezza!

— Cosa avete, zio Juanne — gli chiedeva il priore. — Quest’anno siete più di malumore dell’anno scorso.

— Si avvicina la morte.

— Ebbene, lasciatela venire. La piglieremo a schiaffi.

— Ah, con essa non si scherza! —

Intanto venne il giorno della festa. Sin dalla vigilia arrivò molta gente: da ogni paese