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168 giornale dell'ingegnere
riato contorno, sortendo da un tratto anteriore affondato in forte escavazione.

Non ne troviamo noi l’esempio del grandioso effetto di questi contrasti prospettici sulla stessa Lombardo-Veneta, quando si sorte dalle strette di Lonato sul viadotto di Desenzano, o quando viceversa dalla stazione di Vicenza si entra nella galleria del Monte Berico? Ed ora giacchè siamo in argomento mi permetterò, continuando questa rassegna della strada eseguita, di rimarcare alcune altre mancanze che si riscontrano nello sviluppo della stessa, e che sono piuttosto di entità.

L’una è quella di aver provveduto ben poco, o quasi nulla, al comodo della città. Infatti la stazione resta ora alla distanza di metri 500, e potea avvicinarsi di molto all’abitato con poca differenza di spesa.

Inoltre si dovea distribuire in modo da non situare i magazzini (gli hangars) per le merci di arrivo e di partenza sul lato della ferrovia opposto al viale che mette in città: per così essere obbligati per arrivare alla Dogana, al mercato dei grani, ed al locale della fiera (che costituiscono gli scali delle stesse merci), per esser obbligati, ripeto a fare un giro quattro volte più lungo, vizioso, disturbato ed incomodo pel traverso di contrade interne, frequentate e strette; mentre inoltre rimontando il viale si continua col suo prolungamento sulla strada più comoda per guadagnare la salita dell’alta città. Poi dirò che un nuovo fabbricato di stazione importante pel ricapito di tre linee come è la nostra, dee con l’eleganza della forma unire la convenienza architettonica di una disposizione in armonia con le strade ed il viale di accesso.

Quindi ai dovea disporre in modo che mentre la facciata principale sortisse ortogonale al viale che vi ricapita, fosse nel medesimo tempo con l’altra fronte parallela alla linea ferrata. E con l’avvicinamento alla città si raggiungeva anche questo scopo. Invece la stazione è parallela alla via ferrata ed in isbieco col gran viale.

Però anche all’attualità si potrebbe forse ancora col giuoco di avancorpi ben com-
binati, con qualche forma di ripiego negli ambienti interni, con qualche maggiore grossezza di muri fatta nascosta, togliere questo sconcio, od almeno in parte mascherarlo; ma sulle fondamenta già elevate la fabbrica procederà senza che se ne facciano il minimo carico di tutto questo.

Portando poi la stazione più vicina alla città si sarebbe meglio approfittato della naturale disposizione del terreno nel tratto in cui la strada fronteggia questi nostri borghi.

Infatti in quella zona di adjacenza ai borghi medesimi si rimarca un avvallamento piuttosto sentito, disposto in direzione da nord-est a sud-ovest: ora invece di far correre la via più vicina ai borghi, e così sopra un suolo meno depresso, si volle invece disporla precisamente sulla linea di confluenza dei due versanti del detto avvallamento, quasi per misurarne tutta la profondità. Possiamo però confortarci che ci vollero far dividere anche con tutti gli altri l’incomodo di stazioni situate discoste dagli abitati di ricapito.

Ed in vero anche a Treviglio piantarono la stazione distante dal paese di quasi quattrocento metri. E sì che Treviglio conta una popolazione di 12 mila abitanti, e vanta una ricchezza industriale ed agricola non comune; e tuttochè paese, potrebbe forse competere con molte città così chiamate.

E poi inoltre il tronco Bergamo-Treviglio, di attuale congiungimento di Venezia con Milano, essendo destinato a divenire parte della grande linea Lecco-Bergamo-Crema-Cremona, riesce così questa stazione ancora più male disposta, appunto perchè si faranno poi inevitabili in appresso delle sentite tortuosità pel detto prolungamento della linea sopra Crema e Cremona.

Finalmente, come dissi, si riscontrano tutte più o meno distanti anche le altre piccole stazioni intermedie da Coccaglio a Bergamo, e quelle fra Bergamo e Treviglio. Ma veniamo alla conclusione: questi cenni non si diranno dettati da spirito di critica, perchè sono un’esposizione di dati di fatto che si ponno riscontrare: non si diranno intem-