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Queste riflessioni molto bene s’attagliano al nostro Paese, in cui l’Amministrazione della pubblica sicurezza è fatta di continuo bersaglio ad aspra guerra, segnatamente per parte di quella stampa periodica che fa l’opposizione sistematica, e da quegli scrittori di foglietti, che la pretendono a maestri del popolo per guidarlo e spingerlo a tentar di cambiar forma di governo.

Questa stampa, a cui accenno, ha poi una logica tutta sua particolare: fa di tutto per screditare e rendere invisi gli agenti della pubblica sicurezza, e dopo dice che non sanno rendersi benevisi alle popolazioni.

Ed in quanto ai giurati, come si sta presso di noi? Ad ogni reato commesso si elevano alte grida perchè non vi è sicurezza pubblica: e poi, quando i malandrini son tradotti avanti le Assisie, come agisce la tanto vagheggiata popolare giustizia dei giudici del fatto? Son noti a tutti i troppo frequenti scandalosi verdetti che vanno offendendo la coscienza pubblica, con grave pregiudizio per la pubblica sicurezza, manomessa con incredibile baldanza dai tristi, che si vedono incoraggiati dalle frequenti impunità.


(14) Le filosofiche riflessioni che si contengono nel periodo a cui si riferisce la presente Nota, come pure quelle dei susseguenti periodi, dovrebbero essere l’oggetto delle più serie meditazioni per parte dei nostri uomini di Stato, dei nostri legislatori e di quanti altri si vanno occupando della cosa pubblica, per averne utili insegnamenti nelle riforme della legislazione e dell’amministrazione generale dello stato.

Egli è un fatto incontestabile, che l’umanitaria sollecitudine pei furfanti d’ogni specie, è una mania del nostro secolo, detto il secolo dei lumi.

Come è pure un fatto innegabile che il ladro imprigionato, si trova, d’ordinario, in condizione migliore dell’onesto operaio.

Parmi quindi che in questi tempi, in cui sono all’ordine del giorno e fanno un assordante rumore, tante questioni sociali, non si dovrebbe più oltre procrastinare la riforma del vigente vecchio sistema penale, per farlo meglio armonizzare coi bisogni del giorno; per renderlo più razionale e più logico nella scala delle pene, onde la condizione del galeotto non possa più essere, come la è attualmente, invidiata dal condannato alla pena inferiore della reclusione; e per trovar modo d’utilizzare tante robuste braccia che, invece di stare oziose od appena occupate a far calzette, potrebbero venire utilmente impiegate a benefizio della patria Agricoltura.


(15) Quando penso con quanta filantropia vengono trattati i ladri e gli assassini nella nostra Italia, mentre che appena si ha, ed ancor non sempre, soltanto una sterile parola di commiserazione per le infelici loro vittime, non posso a meno d’applaudire sinceramente ai giusti riflessi che fa l’autore di questa descrizione della Polizia di Londra, riguardo alla manifesta ingiustizia che si riscontra verso gli onesti, in confronto dei ribaldi, notandosi, per questi ultimi, una febbrile smania umanitaria, sia per favorirli nello scolparsi prima e durante il penale procedimento; sia per render loro, nei casi di condanna, meno penoso il meritatosi castigo; e sia per procurar loro, forse con troppa frequenza, anche il condono per Grazia sovrana.

E per le povere vittime, barbaramente assassinate da questi cotanto accarezzati malfattori, cosa si fa? Ecco un esempio che può ben servir per mille, e che, mentre serve di risposta a questa domanda, dà un’esatta idea della vera attuale anormale condizione morale della maggior parte delle popolazioni italiane.

Il fatto che qui espongo, l’ho tratto da una dottissima Relazione fatta sull’amministrazione della giustizia da uno dei più distinti ingegni che onorano