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sponda ma è trascinato nel mezzo. «Dai un dito al diavolo e ti prende tutta la mano», dice il popolo. Infatti abituarsi a una parola è come prendere un vizio.

«La curiosità che chiede il nome» – diceva un elegante filosofo – «è il primo segno della virtù filosofica». Veramente!come egli definiva bene la «filosofia» – più che non credesse.

– In fatti il primo segno che uno dà della sua rinuncia a impossessarsi delle cose – per «amor del sapere», è l’accontentarsi al segno convenzionale che nasconde l’oscurità per ognuno in vario modo inafferrabile; in questo segno per questa convenzione presumendo d’avere il sapere, ogni volta un piccolo brandello di sapere che, congiunto poi e subordinato, per vario e mirabile concatenarsi della curiosità filosofica, ad altri brandelli, formi un sistema di nomi e gli costituisca l’inviolabile possesso dell’’assoluta conoscenza.

In questo il suo ben macchinato cervello è libero e assoluto padrone, che può scendere dai più generali ed astratti ai più particolari e vicini, e con non minor agevolezza – da questi a quelli salire, che può a qualunque richiesta su una cosa dare il nome e a questo nome o colla salita o colla discesa per la via dei simili o della definizione fingere un vasto raggio di luce.

Il sistema dei nomi tappezza di specchi la stanza della miseria individuale, pei quali mille volte e sempre avanti infinitamente la stessa luce delle stesse cose in infiniti modi è riflessa. Se la