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fa sempre più sufficiente alle cose, basta sempre più profondamente all’eterna deficienza delle cose. In lui quasi in un nucleo individuale si organizzano più vaste, più numerose le determinazioni. In ogni punto nell’attualità della sua affermazione c’è la vicinanza delle cose più lontane.1

Perciò nella sua presenza, nei suoi atti, nelle sue parole si rivela, si «enuclea», si fa vicina, concreta una vita che trascende la miopia degli uomini: perciò Cristo ha l’aureola, le pietre diventano pani, gli ammalati risanano, i vili si fanno martiri e gli uomini gridano al miracolo.

Perciò ogni sua parola è luminosa perché, con profondità di nessi l’una alle altre legandosi, crea la presenza di ciò che è lontano. Egli può dar le cose lontane nelle apparenze vicine così, che anche quello che di queste soltanto vive, vi senta un senso ch’egli ignorava,2 e muovere il cuore d’ognuno.

Beredt wird einer nicht
durch fremder Reden Macht,
ist nicht sein eigen Geist
zur Redlichkeit gebracht.3

Il giusto è buono a ogni cosa; chi a nessuna cosa sia ingiusto sa fare ogni cosa.4

  1. Parmenide, 90: λεῦσσε δ’ ὅμως ἀπεόντα νόῳ παρεόντα βεβαίως.
  2. Così Cristo parla denso e complesso ai discepoli e in parabole al popolo (v. Matteo, 12 credo).
    Così la dialettica socratica riempie di valore i valori comuni.
  3. Intraducibile: redlich = onesto, e «dicibile».
  4. Esser buono a una cosa vuol dir saperla fare.