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III.


Il fiore vede nell’ape la propagazione del suo polline, l’ape nel fiore il dolce cibo per le larve. Nell’amplesso dei due organismi, ognuno vede nella disposizione dell’altro «come in uno specchio sé stesso» (Fedro, 255 d). Ognuno ignora se la sua affermazione coincida coll’affermazione dell’altro o non invece gli tolga il futuro: – lo uccida: ognuno sa solo che questo è buono per lui stesso, e usa dell’altro come di mezzo al proprio fine, come di materia alla propria vita, mentre egli stesso in ciò è mezzo materiale alla vita dell’altro. Così l’affermazione dell’individualità illusoria, che violenta le cose in ciò che s’afferma senza persuasione, poiché le informa al proprio fine illusorio come al fine dell’individuo assoluto che avesse in sé la ragione – per il vicendevole bisogno prende l’apparenza dell’amore. Ma l’ἀντέρως1 non è l’ἔρως esso è un travestimento del νεῖκος.–

E quando la coincidenza non provveda alla continuazione d’entrambi, quando il dente dell’una ruota piccola o grande non vada nel vacuo dell’altra e viceversa, la violenza inimica si fa manifesta: ché dove l’una s’afferma l’altra non può affermarsi, e se non soccombano entrambe

  1. Platone usando nel posto citato la parola ha un’altra intenzione, come anche col paragone dello specchio. – Questo ora poco importa o toglie alla cosa. –