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La realtà è per lui le cose che attendono il suo futuro.
Questo è il cerchio senza uscita dell’individualità illusoria, che afferma una persona, un fine, una ragione — una persuasione inadeguata, in ciò ch’è adeguato solo al mondo ch’essa si finge. A ognuno il suo mondo è il mondo; e il
valore di quel mondo è il correlativo della sua valenza, il sapore il correlativo della sapienza.
Il mio mondo non è che il mio correlativo, il mio piacere. Onde dice il filosofo: ὀνομάζεται καθ ’ἡδονὴν ἑκάστου (Eraclito). Ognuno sa quanto vuole vede quanto vive, quanto il suo piacere ogni volta prevedendo avvicina delle cose lontane. Tanto ne comprende quanto ne può prendere.
La stessa cosa è il mio vivere e il mondo che vivo. Così dice Parmenide: τωὐτόν ἐστι νοεῖν τε καὶ οὕνεκέν ἐστι νόημα.