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Nella nebbia indifferente delle cose il dio fa brillare la cosa che all’organismo è utile, e l’organismo vi contende come in quella avesse a saziar tutta la sua fame, come quella gli dovesse dar tutta la vita — l’assoluta persuasione. Ma il dio sapiente spegne la luce quando l’abuso toglierebbe l’uso; e l’animale sazio solo in riguardo a quella cosa, si volge dove gli appaia un’altra luce che il dio benevolo gli accenda; ed a questa contende con tutta la sua speranza, finchè ancora la luce si spenga per riaccendersi in un altro punto...... Non anche l’animale sente ogni volta deluso, interrotto il filo della sua esistenza, chè senza tregua la luce riappare come il lampeggiar d’una notte d’estate, e in quella luce brilla tutto il futuro dell’animale: nell’inseguire un altro animale, la possibilità del mangiare, del dormire, del bere, del giacere; nel mangiare la possibilità del correre, del riposare ecc.
Per tal modo adulando l’animale ogni volta con argomenti della sua stessa vita, il saggio dio lo conduce attraverso l’oscurità delle cose con la sua scia luminosa perch’egli possa continuare e non esser persuaso mai – finchè un inciampo non faccia cessare il triste gioco.
Questo benevolo e prudente dio è il dio della φιλοψυχία1 e la luce è il piacere.
- ↑ Amore alla vita, viltà.