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non giunga1 l’opera che dio ha fatto da capo a piedi (nella sua totalità)» (Ecclesiaste, III C.).



Noi isoliamo una sola determinazione della volontà, per esempio in un corpo lo stomaco come vivesse per sé stesso: lo stomaco è tutto fame, esso è l’attribuzione di valore al cibo, esso è la coscienza del mondo in quanto mangiabile. Ma vivendo per sè, prima di mangiare esso avrà il dolore della morte, e nutrendosi s’ammazzerà. Così quando due sostanze si congiungono chimicamente, ognuna saziando la determinazione dell’altra cessano entrambe dalla loro natura, mutate nel vicendevole assorbimento. La loro vita è il suicidio. Per esempio il cloro è sempre stato così ingordo che è tutto morto, ma se noi lo facciamo rinascere e lo mettiamo in vicinanza dell’idrogeno, esso non vivrà che per l’idrogeno. L’idrogeno sarà per lui l’unico valore nel mondo: il mondo; la sua vita sarà unirsi all’idrogeno.2 E questo sarà luce a ognuno

  1. Ne inveniat.
  2. I chimici chiamano la disposizione d’una sostanza a congiungersi con un’altra: «valenza». È ben detto; la valenza è il correlato del valore (sapore – sapienza; sentore – sentenza). Che la valenza del cloro sia anche per altre sostanze, questo cambia poco alla cosa. Facciamo forza alla nostra erudizione e ammettiamo (si tratta di 5 minuti!) che esso non voglia saper d’altro che dell’idrogeno: oppure per tacitare la nostra troppo scrupolosa coscienza addottrinata chiamiamo tutte le cose che valgono pel cloro: idrogeno.