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presente produce. Ogni altra volontà è schiava del suo futuro. Tutto è materia per la sua vita.


Così dunque nella società organizzata ognuno violenta l’altro attraverso l’onnipotenza dell’organizzazione,ognuno è materia e forma, schiavo e padrone ad un tempo per ciò che la comune convenienza a tutti comuni diritti conceda ed imponga comuni doveri. L’organizzazione è onnipotente ed è incorruttibile poiché consiste per la deficienza del singolo e per la sua paura. E non c’è maggior potenza di quella che si fa una forza della propria debolezza. Il singolo che per la sua sicurezza vive la sua vita nel modo sociale, κοινωφελῶς φιλοψυχῶν - che ha trovato che la libertà d’esser schiavo della vita è sicura a chi sa τοῖς κρατοῦσιν εἰκαθεῖν e s’è adattato alla forma sociale, è geloso di questa in ragione appunto della debolezza con la quale vi s’è affidato, geloso com’è geloso il creditore della propria cambiale; che se ha fatto tanto d’accettarla e d’affidarle il suo avere, dipende con la vita da quel pezzo di carta. – Ché questo alla carta, quello alla forma sociale, sono entrambi attaccati come il naufrago alla tavola di salvezza, non per amore della tavola ma della propria salvezza. Così gli uomini, che hanno accettata la cambiale della società, vi si tengono colle dita rattrappite – o con saldezza di principi – ed è questo il loro sguardo corrucciato volto all’opinione altrui, alla στάσις d’ogni