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Ma dall’estremità oscura del loro cunicolo ognuno manda al centro i «veri» conquistati, perche in qualunque modo uno parta dal centro, la sua via è anche essa una diramazione del sistema, e i «veri» che per questa via arrivano sono già così definiti e contrassegnati da far parte del corpo della scienza. – E come all’«a che» primo e fondamentale è finta sufficiente risposta nella promessa degli infiniti perché: «le leggi della materia quali esistono realmente e quali all’instancabile ricerca oggettiva si riveleranno»; così in ogni punto interrotta la serie dei perché, all’estremità è imposto un καλλώπισμα ὄρφνης che stia per pegno degl’infiniti perché cui la scienza risponderà. Ma se la «materia « la nebbia della correlatività è un infinito οὗ οὐδὲν ἔξω, l’andare della scienza è un infinito οὗ ἀεί τι ἔξω; poiché in ogni punto essa deve esser finita nelle sue affermazioni. Poiché essa sarà finita nell’infinito, è infinita in ogni sua presunzione di finitezza. –

«Ma essa non si presume finita ma anzi fa professione della sua infinita via – e perciò ogni scienziato nel suo lavoro dato è perfettamente onesto» – così protesterebbero sdegnati gli scienziati e con loro buona parte di profani.

Che giova? quando il presupposto del lavoro è disonesto, quando è disonesta la sufficienza d’un lavoro finito in ogni suo punto sia pur per