Pagina:La persuasione e la rettorica (1913).djvu/107

di piccoli scopi finiti – colla sua posizione conoscitiva che esperimenta oggettivamente e ripete sempre la stessa minima reazione dell’organismo, che non solo non esige, ma non tollera la persona intera – colla sua necessità della specializzazione – ha calato le radici nel più profondo della debolezza dell’uomo ed ha dato ferma costituzione per tutti i secoli avvenire alla rettorica del sapere. Nella infinita somma delle cose che non vedono, gli scienziati portano, con la tenacia dell’esperimento, la breve luce della loro lanterna cieca via via a ricavare dalla contemporaneità o dal susseguirsi d’una data serie di relazioni una presunzione di causalità: un’ipotesi modesta, che diventi teoria o legge. Legge di che? legge che nel dato coincidere delle date relazioni, nel dato punto avviene la data cosa. Ma come è dato e a che? – «Perché...» rispondono e s’affannano a ricavare con nuovi esperimenti una nuova legge. E a ogni – «a che?» sempre via rispondono col «perché» battendo a stento, passo per passo, le vie dell’infinita causalità – ognuno nel suo cunicolo. È la storiella dello Stento. È vero che così gli Ebrei girarono intorno Gerico senza attaccarla finché le mura crollarono – ma gli Ebrei – allora! – avevano un dio che non scherzava; gli scienziati hanno il dio della φιλοψυχία a che ha la sua vita in questo prendersi gioco d’ogni cosa che vive perché pur viva. –