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per continuare ancora sempre avanti a credersi in sicuro: poiché la nascita è l’accidente mortale e nella vita può ognuno mostrare quanto sia ciecamente in balìa delle cose o quanto abbia in sé di ragione e veda la propria e l’altrui sorte.

Ognuno può finir di girarsi nella schiavitù di ciò che non conosce – e, rifiutando l’offa di parole vuote, venir a ferri corti con la vita.



f\ {tÀfr U>YW t<»V. Ul v(Ttf — 98 — per continuare ancora sempre avanti a credersi in sicuro. — Poiché la nascita è l’accidente mortale, e nella vita può ognuno mostrare quanto sia ciecamente in balia delle cose o quanto abbia iji sè di ragione e veda la propria e l’altrui sorte. Ognuno può finir di girarsi nella schiavitù di ciò che non conosce, e rifiutando l’offa di parole vuote, venir a ferri corti con la vita. IH. Ma gli uomini questo temono più della morte accidentale: temono più la vita che la morte. Rinunciano volentieri ad affermarsi nei modi determinati, purché la loro rinuncia abbia un nome, una veste, una persona per cui si conceda loro un futuro quanto più vasto, una crisi quanto più lontana e certa per altrui forza, e nello stesso tempo un compito quanto più vicino: un’attività che fingendo piccoli scopi conseguibili via via in un vicino futuro, dia l’illusione di camminare a chi sta fermo. Per un nome, per una apparenza di persona gli uomini sacrificano volentieri la loro determinata domanda, chè in questa pur sentono l’incertezza, e intimiditi s’adagiano alla qualunque fatica bruta. In ogni uomo si nasconde una anima di* folcirò. Necessario è l’immediato tratto davanti agli occhi d’una via che si suppone finire in un qualunque bene, che certo proroga il dolore aperto e continuando fugge dall’abisso della cessazione. — 9


III


Ma gli uomini questo temono più della morte accidentale: temono più la vita che la morte: rinunciano volentieri ad affermarsi nei modi determinati purché la loro rinuncia abbia un nome, una veste, una persona per cui si conceda loro un futuro quanto più vasto – una crisi quanto più lontana e certa per altrui forza – e nello stesso tempo un compito quanto più vicino. un’attività che fingendo piccoli scopi conseguibili via via in un vicino futuro, dia l’illusione di camminare a chi sta fermo.

Per un nome, per una apparenza di persona gli uomini sacrificano volentieri la loro determinata domanda, ché in questa pur sentono l’incertezza, e intimiditi s’adagiano alla qualunque fatica bruta: – in ogni uomo si nasconde un’anima di fakiro.

Necessario è l’immediato tratto davanti agli occhi d’una via che si suppone finire in un qualche bene – che certo proroga il dolore aperto e continuando fugge dall’abisso della cessazione.