Madri novello appresterai lo albergo 335Nell’ampio ovile; e le ingegnose imita
Api che ai figliolin, che il ventre omai
Patir non puote, in primavera assestano
Lineando lor celle, e fan tesoro
D’ogni fior ricogliendo e d’ogni stelo. 340Giovi intanto recar dentro ai presepj
Col disseccato fien molli farine
In tepid’onda, se il dicembre è crudo.
Poi le pendenti intorno a le mammelle
Sordide lane di ricider pensa; 345Che lo stupido agnel spesso, in iscambio
De’ capezzoli, afferra avido, e molto
Succiando inghiotte, misero! e perisce
Di fame; chè i vitali aditi empiendo
L’avvolta lana, anéla tosse move 350Dai precordj insanabile, e le vie
Oppíla e chiude onde tragitto ha il cibo.
Veneranda Ilittia, che dell’Amniso
Regni la sponda e dell’Asteria Delo:
Tu di Giove figliola, a cui le madri 355Gravi, condotte nel travaglio, pregano
Di soccorso: tu lieta di fanciulle
Servatrice prudente, o Dea Lucina,