E se dell’agne ode il belar frequente,
Immemore de’ paschi e di sè stesso
Allor tu il vedi irresoluto, immoto 145Starsi mesto, e rispondere belando,
O feroce cozzar contro a la sbarra
Che dall’agnelle innamorate il parte.
Cedi ad amor, chè il contrastar più a lungo
Rifinisce l’arïete, e invan consuma. 150Strugge della sua vista a poco a poco
La femina e le forze al maschio emunge
Se conteso è il piacer, come si strugge
Tenera neve al Sol. Con tal misura
Governa anco i mortali amor tiranno, 155E l’uom fa vile, e di ragion lo tragge.
Per lui fra l’arme a certa morte incontro
Va cieco, o le virili opre obblïando
In pigro ozio dimentico si cela.
Vigilando alla notte, il mar turbato 160Di subite procelle, a nuoto ei passa;
L’onda coll’onda invan si mesce, e tuona
Il nimbifero Giove, e mugghian l’acque
Orribilmente infrante agli ardui scogli.
Nè men fa prodi le donzelle amore. 165Molte a crudi perigli il petto imbelle