Di scosceso dirupo; o in mille rivi 550Te medesma partendo, inonorato
Piano ti accoglie d’infeconde arene;
Ma dell’aperto ciel godi, e il sereno
Aere di largo moto a te concede
Eterna primavera. Argento è l’acqua 555Che purissima volvi, e per lo calle
Di rigente macigno, onda perenne,
A dissetar la mia patria cammini.
Perch’io, se dal cammin lungo che avanza
Non ricogliessi omai stanco le vele, 560Io canterei di te, fonte gentile;
Che togli il vanto a quanti uscian famosi
Nelle Sicule piagge, e nella sacra
Terra de’ numi un dì, Tempe beata.
Ma il lungo tema oltre mi sforza, e reca 565A parlar degli armenti; e sì bell’opra
Lascerò intatta a qualche egregio spirto,
Onde la patria mia gloria n’acquisti.
Poichè il merigge declinò, sicuro
Fin presso al vespro da molesti assilli 570E da tafani, pascerai; poi quando
L’occidente rosseggia, e a la sorella
Il governo del cielo il Sol concede,