525Nido a’ rettili schifi ed alle rane;
Che del mal tempo garrule presaghe
Emergono dai fondi. Ingiusta in vero
Ben fu natura, compartendo i dolci
Rivi alla terra. E dove ampie dilagano 530Le correntìe de’ fiumi, e dove indarno,
Se benigna dal ciel pioggia non scende,
Muojono in verde i seminati e l’erbe,
Perchè l’arso terren non si feconda
Di nativi ruscelli. Amare altrove 535Di congeniti sali acque, e di pingue
Zolfo commiste e di diversa gleba
Ritrovi, o male-olenti, o talor fredde
Di montana salvatica crudezza.
Nè si propizio il cielo ebbe ciascuna 540Parte d’Italia mia, quanto la bella
Popolosa contrada, a cui fu padre
Cidno, e il Mella scendendo adorna e bèa;
Nè mai si spose al dì forse più chiara
Vena di quella tua, che di rimoto 545Seggio versando vai, Najade urbana.
Te il muto orror di sterile foresta
Non asconde ai mortali occhi, nè scura
Esce solinga la tua nobil fonte