Gli spira amor, che il ciel ne gode e l’aura
E l’Eco de le valli abitatrice. 455Chi fia che per cammino aspro e selvaggio
Ivi giugnendo alfin, dove la piaggia
Tacea da prima solitaria e il monte,
Chi fia che non s’allegri, e che non senta
A quella vista risvegliarsi in core 460Un incognito senso, una dolcezza
Che di cari pensier tutto lo ingombra?
Nè perchè in tutto di suo seggio uscisse
L’uom, cui libero diede esser natura,
Non però tace ancora in ben temprate 465Alme quel senso che al miglior le inchina.
E dove sorge un colle, o tra fioriti
Margini fugge un rio, dove riposta
Fra monti un’erma valle ampia si stende,
O bel lago di pure onde lucenti, 470Sè stesso il cor ritrova; e sospirando
A libertà, con fremito soave
Del piacer della vita si risente.
Ma tutte in meriggiar fra’ suoi trastulli
Ozïoso il pastor l’ore non passi; 475Sorga, e vegga d’intorno ove più belle
Crescan l’erbe ne’ pascoli, e disegni