Càrici, e i bronchi di selvagge siepi
Che la greggia appressò, tremolar vede
Tolti a bei fianchi i bioccoli lanosi; 360Come dai fieri triboli si spicca
Talor piumoso il già maturo seme
Dalle scoppiate bocce, e sul terreno
Si disperde e vaneggia. Ai colli in vetta
Di precipizj orrendi anco si schiude 365Mal notata voragine, e dall’alto,
Non la veggendo alcun, l’agna vi cade.
Fuggi balze e torrenti; e ognor vicino
Tienti all’ovil, perchè vi possa a tempo
Riparar, se da lungi romoreggia 370La procella oscurissima, e confonde
Il puro aperto ciel. Nuoce all’armento
La molta piova, e il grandinar frequente
Lo stanca e abbatte. Che se orribil tuona
Di sopra lui la porta ampia del cielo, 375E dalle negre nubi il folgor scroscia,
Esterrefatte a quel fragor si danno
Le pecorelle a subitane fughe;
E cercan gli antri, e pavide si cacciano
Tra le selve più folte, onde poi lunga 380Opra riman dell’adunarle a sera.