Più le greggi diletta; ed inusata
Al verno, un’allegrezza, un brio le assale,
E novello un piacer, che fuor le mena
Da le stalle pe’ campi a pascer l’erbe 25Che spuntò primavera. Alto ne’ solchi
Il frumento verdeggia e il molle lino;
Già primaticce sporgonsi le gemme
Sui filar della vite e sugli arbusti,
Cui picciol crollo offende; ogni confine 30È a Cerer sacro ed alle Driadi e a Bacco.
Or che l’armento esser potria molesto
Alla campagna, volontario prenda
Dalla patria diletta e dalla dolce
Consorte esilio, e quanto a lui bisogni 35Nell’estivo cammin seco si tragga
Sollecito il pastor; non meno al gregge,
Che a sè medesmo provvedendo. E prima
Del portatile ovil scelga i graticci
Di vimini contesti, e gli appuntati 40Pali, e l’aste cedevoli, e le maglie,
E secchj, e cave docce, e in piè commessi
Truogoli, e sbarre, e larghe assi, e vincigli;
Onde pei monti errando, agevol opra
Gli sia porre l’ovil, di passo in passo