Di pudor, di virtù, d’umanitade
Spegnea, chè al viver norma era il bisogno
Istigatore. Furibonda in atto, 335L’atterrita Siònne un dì la vide
Ir per gli aurei del Tempio atrj superbi
Consigliera di fiere opre e di morti,
E tra le infide mura anco si avvolse
Della vinta Cartago, e in Campidoglio 340Osò l’Erinni d’appressar la sacra
Rocca di Giove; quando assisa e stretta
Dal Sènnone guerrier, l’estremo fato
Paventò Roma, che gittò feroce
Nel campo avverso i disperati pani. 345Ma della cruda Erinni (ove a sè stesso
L’uom non invidj l’util suo, nè cieco
Si commetta alla fame) or più non teme
La culta Europa: tal dai numi è dato
Certo presidio incontro alla nemica. 350Presso all’util frumento ed alla messe
Dalle bionde pannocchie, al farro, all’orzo,
Ecco lo eletto pome a parte a parte
Ingenerarsi dell’Italia in seno,
E più sterili glebe abbracciar lieto: 355Seggio dapprima al rovo ispido e al cardo