45Ti patisca l’armento. Aprico e sgombro
Monti alcun poco il suolo, e non ricorra
Ivi l’acqua da solchi e vi s’arresti.
Non manchi appresso di purissim’onde
Mobil vena, che a ber le pecorelle 50Da lungi inviti mormorando; e a quella
Facil guado, calando, apran le rive.
E ti saria ventura, onde alcun poggio
Di propinqua montagna incontro all’ira
Boreal ti sorgesse, e la pendice 55Del mezzodì si rallegrasse al raggio,
Perchè non segga eterna ivi la neve
Ai brevi dì, ma presto si discioglia
Lasciando all’agne discoperto il campo.
Nè men sien presso alti perigli, e rupi 60Erte, e balzi profondi, ime caverne,
E fragorosi, per gli sterpi e i massi
Svolti dalle montagne, ampj torrenti;
Chè spesso la corrente onda appressando
V’entra il montone, e giù volto a seconda 65Nelle riviere di nuotar si gode.
“E quel che l’una fa, e l’altre fanno„
Le pecorelle, dietro a lui si cacciano
Tutte belando; e indarno accorre e grida