Stagion nel chiuso, nè lo assal di morbi
Stuol diverso infinito, e nol vi strugge
D’alimenti difetto e dura fame.
Del Filliréo Chirone ecco agli alberghi 25Tocca il Sole, e dall’orrida contrada
Della Scizia gelata ecco levarsi
I Cauri, e tutta disertar la terra.
Te pur l’ovile ai freddi tempi accoglia
Sotto cielo miglior, che ai lieti giorni 30Apparecchiato, or le tue greggi aspetta.
Tempo è allor di riposo, e non ti assente
Lo errar d’intorno, come prima, il verno,
Che forte incombe a la campagna, e i germi
Sepolti uccide e il verde onor ne scuote. 35Dal suo lungo cammino alle invernali
Case procaccia d’arrivar lo stanco
Viandante, e posarsi; e in securtade
L’orror fuggendo di Nettuno e l’ira,
Si ricovra ne’ porti il navigante, 40E la prua coronata ai gravi massi
Lega, e in festa le ville anch’ei rivede.
Ma pria bada al terreno, all’acque, ai siti
Dove sorga l’ovil, perchè non abbia
Di trasporlo mestieri, ogni qual volta