Servo ti nasce, e suo retaggio fassi
Da prim'anni il disagio e la viltade.
L’agnel, che padre al gregge un dì fia scelto,
Cresce intero di molli erbe e di vive 120Correnti, e in giuochi ogni suo studio è posto;
Ma quello a cui non perdonò l’atroce
Taglio, in orror della natura è fatto;
D’inglorio adipe avvolgesi, e invilisce
Immemore pe’ campi. Invan per lui 125Tornerà primavera; invan l’agnella
Lussureggiante gli si aggira ai fianchi,
Vaga pur delle nozze e dell’aspetto;
Chè umil la testa reclinando a terra
(Quasi sè stesso accusi e sua sventura) 130Sta privo di baldanza; e quella intanto,
Come l'abbia in dispetto, a lui s’invola
E lasciva si mesce entro al drappello.
Fra un nodo e l’altro ai nati agnelli or pensa
Di ricider la coda, onde pendendo 135Poi non insozzi, e gran brutture aduni;
Chè dà alle gambe, e stimolando accresce
Delle corse la foga. Come quando
A men degno destrier, perchè nel corso
Altrui prevaglia ed alla meta arrivi,