Dell’ospite gentile entro gli alberghi,
Meraviglia a veder, sotto al tuo ferro
Candidissimo il vello ognor cadea:
Pari a molle bambagia, ed alle lievi 25Nebbie, che Delia nelle notti estive
Sorgendo imbianca, e l’aura apre e rigira
Per lo vano seren del muto Olimpo.
Te, Nomio Iddio, seguendo, i pregi adunque
Io canterò delle crescenti lane, 30E i begli usi di quelle, e qual convegna
Per tonderle benigno astro aspettarsi.
Se non che molto ancor prima mi avanza
Dell’impreso cammin; chè de’ lattanti
Agnelli, e dello studio onde si parte 35In duo le greggi e la famiglia accresce
Del nuovo anno all’aprirsi, a dir mi resta.
Quando più presso il sole a la superna
Sfera del Tauro per diritta via
Giù volta i raggi, infin dall’alte cime 40Sciolta la neve arrendesi e si stilla
In rivoletti; e quell’umor che stretto
Da prima in ghiacci inorridì la terra,
Le glebe arse feconda e le rinverde.
Nel maggio al fin lasci la poppa, e vada,