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libro quarto. 91

Salvi li addusse. E qui, degna di molta
Pietade, una sventura all’infelice
Verginella cogliea; che dal frastuono
505Esterrefatta de’ sonanti flutti.
Lo sguardo alla soggetta onda converse
Palpitando e tremando; e a sè medesma
Di mente uscita (nè le valse, ahi lassa!
Il favor d’alcun Dio, nè del fratello,
510A cui da tergo si stringea, l’aita)
Indietro abbandonandosi di tutta
La persona, nel mar cadde, che il nome
Tolse da lei che vi morì sommersa.
Ma ben dappoichè l’onda inghiottì avara
515La bella spoglia, dai rimoti seggi
Le marittime Ninfe alzâro un pianto
Miserabile, e tolto il freddo corpo
De la fanciulla ai dispietati mostri
Ch’avidi intorno se gli fean danzando,
520Non patìr che insepolto il caro spirto
Lungo la morta Stige errando andasse,
Di pace escluso; e a fior d’acqua recando
La vaga Elle, compièro i mesti uffici
Sulle piagge Atamantidi, e pietose
525Poser la tomba tra i funerei pini.