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alto suo grado, a quello cioè di Comunione o meglio al sentimento della Unità Morale. Ed il Cattolicismo era appunto questa Ecclesia questa generale assemblea che riuniva gli spiriti in una spirito solo.
E qui si noti che queste due grandi potenze della odierna religiosità, cioè il sentimento morale e la fede, non sono in sostanza che attive determinazioni del Me e per esse la esistenza Vera e qualche cosa di trascendentale, di soprannaturale, un avvenire tutto fantastico.
Non così al Medio-Evo in cui codesto futuro si confondea s’immedesimava col presente, cosicché si toccava in un tempo all’ideale ed al reale poicchè la Chiesa era alcun che di pertinente al dominio dei sensi e di supcriore agli stessi, quindi nissuna scissura tra la possibilità e l’attualità.
Come tanti altri, articoli di fede, lo era anch’essa la immortalità dell’anima umana ma non già un sgno caratteristico dell’Uomo.
Piuttosto che della umana individualità si occupava allora quel Domma del Paradiso e dell’Inferno; ma la credenza in essi non andava confusa con quella della immortalità individuale. Vi si trattava del castigo del vizio e premio della Virtù ma non già tassativamente della eterna permanenza in essi dell’uomo individuale.
Solo punto d’analogia e riscontro tra l’antico Cristianesimo, e la odierna dottrina della immortalità dell’anima personale senza altre complicanze, si è l’argomento Risurrezione dei corpi.
Consiegue da questa religiosa credenza del Medio-Evo che l’individuo da se solo di per se stesso è immor-