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egli è sulla possibilità di rappresentare, esteriormente il mondo immaginativo dello spirito, e di raffigurare lo spirituale nel reale e materiale.
Epperò anche essi non poteano accogliere la nostra credenza tanatologica, che divide un uomo per così dire in due; un anima superiore, immortale e nemica della parte nostra materiale, ed un corpo bruto o almeno brutale, nemico dell’anima spirituale e di per se stesso senza anima.
La seconda epoca riguardo alla credenza, alla immortalità dell’anima individuale, è quella dell’Evo-Medio, il vero Bon vieux temps del Cattolicismo.
Di quel tempo una siffatta credenza era un articolo di fede universale, era un’assioma dommatico; pena di morte a chi lo negasse come se i roghi, e le mannaje avessero il valore di prove dimostrative apoditti che come se il miglior modo di tornare alla fede i miscredenti fosse quello di spedirli all’altro mondo coi più atroci supplizj!!
Però è d’uopo dire, che il carattere vero distintivo del Medio-Evo non consistea già tutto in questa credenza; ma eziandio e meglio in questo che l’Uomo di quei secoli non si era incaponito nella trista convinzione di trovarsi un’essere isolato, ed indipendente in mezzo ad una indipendenza vasta ma ad un tempo fittizia.
Invece egli mettea la somma di sua propria essenza nella comunione Religiosa per mezzo della quale sentendosi egli membro della Chiesa, e perciò salvo ed in possesso della vita eterna, o della immortalità, individuale, toccava già al godimento elevato al più