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vaneggiando rimbambita dove più dove meno, in fatto di credenze nel sopranaturale; direste che a forza vuole spiegarsi ciò che la Natura ci lascia inesplicabile e chiuso nei grandi suoi enigmi. Ed una tal società ci olire, in vero, la immagine di un fanciullo che polendo starsene a suo bell’agio in un prato ameno e liorito non sente di poter vivere e godere se non salta un fosso largo dieci metri che gli sta dinnanzi, che sa di non poter saltare, e pure vuol tentarne la prova, e vi cade dentro con meritato castigo della sua follia.

Che se poi vi fate a domandare dove mai la necessità di un mondo sopranaturale, e di sopranaturali spiegazioni ai grandi problemi dell’universo, vi diranno che senza di ciò ogni morale, ogni ordine, ogni società va a fascio ed a rovina, che insomma è il finimondo. Come se la morale che è una ed universa fra gli uomini e basata sopra se stessa cioè sul senso comune del giusto e del buono; fosse bene allidata in custodia alla versatile fantasia dei tanti Donimi che modificandosi e cangiando incessantemente coi tempi hanno gittate il povero unum cervello in una incessante fantasmagoria infernale e celestiale.

Ma che? udiamo dirci, vi figurate di poter cangiare gli uomini tutti in tanti filosofi? E non vedete che le masse hanno bisogno di Simboli, di credenze e Religioni belle e fatte, e di autorità costituite inappellabili, infallibili?...

Rispondiamo.

Noi vogliamo ricondurre gli uomini al giusto, al buono, al Vero, senza aver ricorso all’impostura ed all’ipocrisia, o a vani prestigi; E certo a tale scopo non occorre far prima di essi altrettanti Plafoni ma basta parlar loro dallo inizio il semplice linguaggio della Verità come lo dettano il buon senso e le sincere nostre convinzioni. Oh! che codesti credenti ai miracoli biblici di (piatirò mila anni or sono pretendono far gl’increduli ai miracoli odierni della pubblica istruzione?

Forse non è abbastanza notorio, che fin le infime plebi