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XXXIII

derno. Chi non perdona così facilmente la miserabile scarsezza di autorità, quando ve ne sono a dovizia; e chi all’opposto è contento di qualche cosa di nuovo, ancorché sia un briciolo, ed abborrisce il fritto e rifritto, annegato nelle moltiplici citazioni. Credono costoro che, quando con pochi colpi di cannone si è aperta una breccia, non è difficile al Generale far penetrare nella fortezza i soldati a migliaja. Chi ritrova quasi indecente il non adornare un’opera archeologica con un ricco, folto, ed abbondante ricamo di autorità, tutte collocate a lor posto cioè, come essi dicono, in nota; e chi dirà che, quando le autorità fanno al caso, stanno bene tanto in nota, quanto nel testo; nè costoro amano una piccola testa piantata su di un corpo, che scomparisce per la sua picciolezza. Noi rispettiamo tutte queste maniere di pensare, e per una fortissima ragione. Questi sistemi, ancorché opposti, sono stati dottamente seguiti da riputatissimi autori, ai quali la scienza dell’antico dee non poche scoverte. Il nostro rispetto è sincero e reale, e lo dimostriamo coi fatti, avendo perciò indifferentemente seguito or l’un, or l’altro sistema, e con quella libertà, che è stata la base del metodo da noi prescelto. Troverassi infatti, ove una sola, ove più autorità sia de’ classici, sia di monumenti. Queste ora nel testo, ed ora in note, ora prima, ed ora dopo del moderno, come meglio si è creduto conducente alla brevità, ed alla