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XXVIII

dovuta eseguirsi per significati, o per la loro conformazione. Conveniamo che amendue i metodi sarebbero stati eseguibili, e che il primo sia il più conducente all’oggetto; ma volendoli portare innanzi a rigore, sarebbe stato un giogo, anzi una catena ben pesante, la quale non ci avrebbe fatto progredire con facilità, nè con quella libertà che è indispensabile nelle prime intraprese. Perciò ci siamo serviti promiscuamente sì dell’uno che dell’altro sistema, secondo ci è riuscito più facile per lo sviluppo delle nostre idee, dando però quasi sempre la preferenza ai significati. Non volendo poi nemmeno trascurare coloro, i quali desiderassero l’uno piuttosto che l’altro, abbiamo creduto supplirvi co’ due indici, di cui costoro potranno servirsi all’uopo. Non dobbiamo però negare non solo la difficoltà, ma anche la confusione, ed una specie d’inutilità, che produrrebbe il seguire a rigore, e con ordine alfabetico la parte fisica de’ gesti. Questa forse fu l’idea (eccetto l’ordine alfabetico) di un dotto del secolo decimo settimo; ma quanto i suoi sudori abbiano aberrato dall’oggetto propostosi nel titolo1, e quanto poco

  1. L’Arte de’ Cenni con la quale formandosi favella visibile, si tratta della muta eloquenza, che non è altro che un facondo silenzio, Divisa in due parti. Nella prima si tratta dei cenni, che da noi con le membra del nostro corpo sono fatti, scoprendo la loro significatione, e quella con l’autorità di famosi autori confirmando. Nella seconda si dimostra come di questa cognizione tutte l’arti liberali, e meccaniche si prevagliano. Materia nuova à tutti gli huomini pertinente, e massimamente à Prencipi, che, per loro dignità, più con cenni, che con parole si fanno intendere. Di Giovanni Bonifaccio Giureconsulto, et Assessore ec. Vicenza 1616.