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XI


non clhe alla sua superiorità in alcuni particolari casi su di quella, ci rimettiamo a quanto leggerassi nell’opera intera, ed in particolare ne’ titoli riguardanti la parte rettorica de’ Gesti.

La gran risorsa di alcuni scrittori, di aver cioè sempre presente l’utile dulci di Orazio, è stato l’oggetto, pel quale fra le più astruse ricerche archeologiche abbiamo frammischiato, forse troppo spesso, gli scherzi, le facezie, gli apologhi, ed anche le fedeli descrizioni di ciocché giornalmente accade fra di noi. Se qualque rigido Aristarco inarcasse le ciglia, credendo a suo modo di pensare, che simili bagattelle deturpano la gravità della scienza archeologica, sappia costui che l’argomento della presente opera è l’antico, è vero, ma è il moderno ancora: che la ben ristretta classe de’ dotti ci era sempre innanzi agli occhi; ma ci siamo sempre veduti accerchiati dalla numerosa classe de’ curiosi savii, dai quali (ci si permetta il dirlo) abbiamo sperato di essere più liberalmente trattati, che dai dotti economici. Fra gli oggetti dunque di quest’opera uno de’ principali è stato di apprestare nuovi lumi agli archeologi per la intelligenza dell’antichità sì figurata, che scritta. Quanta cura si è da noi presa per approssimarci a questo intento, si potrà ricavare dalla lettura della pag. 9. e seguente, non che dalle frequenti nuove interpretazioni date si a qualche passo di classici, come ai monu-