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mostrate come i moderni usi non sono, che la copia più o meno fedele de’ costumi degli antichi (non essendo nemmeno necessario di farlo per tutti, già intendendosi che quì si parla di alcuni particolari rami), e tosto vedrete, che anche lo stesso illetterato, il più semplice artista, il buon vivente stesso, al sentirlo, o anche più al vederlo praticamente, crederassi trasportato ne’ tempi andati. Ritrovando egli in quelli qualche oggetto, che ben corrisponda agli usi presenti, e quindi alla sua portata, si elettrizza quasi senza volerlo; ammira l’antichità, perchè v’incontra qualche cosa che oggi le rassomiglia, e tosto se ne rende padrone; ne parla come di cosa a lui notissima, ed al momento spariscono per lui le sue rughe figlie della vecchiezza; incomincia ad amarla, e finisce col trovarla dilettevole e bella.

Se mai a taluno venisse in pensiero che l’opera avesse anche per oggetto il dimostrare che il gestire fosse una lingua, gli poniamo innanzi agli occhi la seguente confessione.

Conveniamo cogli scienziati nel dire, che la mimica non è un linguaggio, e lo ripetiamo, acciò, incontrandosi nel decorso dell’opera l’espressione linguaggio mimico, non s’intenda in senso strettamente preso. Per tutto quello che potrebbe aggiungersi su questo articolo, rimandiamo il lettore alla pag. 1. e seguente. Riguardo poi alla rassomiglianza che il gestire ha con la loquela,