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V


di nuove scoverte sulla conoscenza della nostra inimica, come su quella ben più recondita degli avi nostri.

1. Occasione dell’opera. Semplice e naturale fu la circostanza, che da alcuni anni ci fece concepire l’idea di occuparci ad illustrare la sempre e comunemente decantata mimica de’ Napoletani, non che la sua perfetta rassomiglianza all’antica. Ritrovandoci nell’incarico di dare qualche verbale spiegazione a coloro, che venivano ad ammirare la numerosa raccolta de’ vasi Greci-dipinti nel R. M. B. non mancavamo nelle opportunità di far in essi osservare alcuni antichi gesti, dell’intutto simili ai nostri; e quindi dar loro la medesima spiegazione, ed attribuire a quelli le medesime idee, che dai Napoletani loro si attaccano. Tali osservazioni, che colpivano i Napoletani, ed erano all’istante gustate da essi, ed anche da qualche Estero, abitante il mezzogiorno dell’Europa, divenivano fredde ed insignificanti per coloro, che nati in più lontane regioni, pel loro freddo, ed attempato sistema, sono piuttosto disadatti al gestire. Alcuni dotti però fra questi, che per la prima volta incontrarono diflicoltà nella intelligenza del nostro gestire, e grandissimo dubbio sulla sua corrispondenza con l’antico, non si astenevano dal sinceramente manifestarcelo. Questi medesimi Archeologi, dopo qualche anno ritornati fra di noi, ci si presentarono con altro pensiero. Cominciarono essi a dimostrare