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72 | La maestrina degli operai |
gli leggesse qualche cosa di singolare. Quegli cominciò a leggere con certa correntezza e con un’aria di trascuranza affettata, quasi che volesse fingere di pensare ad altro. V’eran nella sua lettera delle frasi che avevan poco che fare col soggetto, incastratevi quasi per forza, nelle quali si mostrava più aperto l’orgoglio che la maestra gli aveva già letto negli occhi. Questa gli fece qualche appunto grammaticale, a cui egli oppose delle obbiezioni, non con mal garbo, ma con un tuono da far capire che voleva esser tenuto in un conto particolare, non messo a mazzo con gli altri. La lettera era sottoscritta: — Lamagna Luigi, suo eguale, non servo. — Queste parole, per la maestra, furono un lampo.