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66 La maestrina degli operai

tro. Le diede nell’occhio avanti gli altri, nel banco più vicino a lei, una specie d’Ercole raccorciato e ingobbito, con una testa smisurata e deforme, dalla fronte bassissima e dalla bocca di bove: una faccia stupida, in cui appariva un’ostinazione di bruto, ma che, nonostante l’espressione torva degli occhi, lasciava trapelare non so che rettitudine d’animo. Egli prestava una profonda attenzione alle sue parole e alla lettura degli altri. La maestra osservò che aveva per penna una chiave con la punta per scrivere confitta nel buco.

Quando venne la sua volta di leggere, gli domandò il nome. Quegli rispose in modo appena inintelligibile: — Carlo Maggia. — Era un garzone macellaio, che aveva trentacinque