Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
140 | La maestrina degli operai |
dingo i suoi dolci occhi di vittima, in cui pareva che fossero congelate due lagrime, s’avvicinò alla signorina con un sorriso, come se fosse già avviata fra loro una buona amicizia, e le disse a bassa voce, in aria di mistero, con accento di timida soddisfazione: — Va meglio, sa. Va un poco meglio da un po’ di tempo. Pare che si sia quetato un po’. Non mi tratta più male, non va più alla Gallina. Mi par di sognare, in verità. La sera sta al lavoro. Io ringrazio il buon Dio giorno e notte!
E guardò con sospetto verso l’uscio. Essa attribuiva quel mutamento alla scuola, e veniva appunto per ringraziar la maestra, e anche per farle una preghiera.
— Sarebbe, — le disse, — mi per-