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La maestrina degli operai 115

quasi la scossa d’un pensiero improvviso, quando s’avvicinava al banco per veder la scrittura. E tutti questi segni la inquietavano: titubava ad entrar nella corsìa, doveva misurare i gesti e gli atteggiamenti, esitava con una timidità di bambina a dare una lode dovuta, a pronunciar certe frasi che potevano presentare un doppio senso, a leggere certi passi del libro che richiedevano un’intonazione di affetto. E non di meno, in quella medesima espressione di pensieri e di desiderî che la turbavano, vedeva come luccicare in molti delle qualità buone dell’animo, certe delicatezze che non aveva mai immaginate, quasi un rimescolìo lento e confuso di sentimenti gentili, nascosti abitualmente dalla rozzezza dei modi, dall’uso del