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il prete chiudeva gli occhi come non vedesse bene attraverso quella nebbia: indi aggrottava la fronte. Pareva scontento dello scarso numero dei fedeli, e che ne aspettasse altri. Qualche ritardatario infatti arrivava: arrivò in ultimo anche la madre, ed egli si fece pallido fin sulle labbra.

La lettera era dunque consegnata, il sacrifizio compiuto: un sudore di morte gli inumidiva le tempia; e quando consacrò l’ostia gemette tra sè:

— Dio mio, vi offro la mia carne, vi offro il mio sangue.

E gli parve di veder la donna, anche lei col foglietto in mano come un’ostia consacrata: leggeva e cadeva a terra tramortita.

Finita la messa s’inginocchiò stanco, recitando con voce monotona una preghiera in latino; i fedeli rispondevano, ed egli provava un’impressione di sogno, un desiderio di buttarsi giù bocconi ai piedi dell’altare e dormire come un pastore sulla nuda roccia.

Vedeva tra il fumo dell’incenso, dietro il vetro della nicchia, la piccola Madonna