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pascolar le capre o a trasportare sacchi di frumento al molino, come i suoi maggiori, ne faceva un sacerdote, uno che poteva consacrare l’ostia e mutarla in Dio.

Così egli concepiva la sua missione. Non aveva conosciuto nulla del mondo: le cerimonie delle grandi feste religiose erano i suoi ricordi più coloriti, più sensuali. Ancora gli destavano, ricordandole attraverso il lamento ininterrotto della sua angoscia presente, un senso di gioia, dì luce: gli stavano ancora davanti come grandi quadri viventi: ed ecco che la musica dell’organo nella cattedrale e il senso di mistero delle cerimonie della settimana santa si fondevano appunto col suo dolore presente, con l’angoscia di vita e di morte che lo premeva tutto al suo letto come Cristo al sepolcro; Cristo morto che deve resuscitare ma le cui carni sanguinano ancora e la bocca è bruciata d’aceto.

Durante uno di quei periodi di turbamento mistico, aveva conosciuta la prima volta la donna. Ancora adesso a pensarci