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Volgevano a guardarla e le sorridevano e la benedicevano con gli occhi, come la loro padrona, il loro simbolo di bellezza e di fede: tanto lontana da loro eppure in mezzo a loro e alla loro miseria come la rosa canina in mezzo al rovo.

Prima di uscire, la serva le porse con la punta delle dita l’acqua santa, e sulla porta si chinò per sbatterle con la mano la polvere del gradino dell’altare che le era rìmasta sulla veste.

Nel sollevarsi vide il viso pallidissimo di Agnese rivolto verso l’angolo della chiesa ov’era la madre del prete: e questa che stava immobile, seduta contro la parete, con la testa piegata sul petto, e pareva facesse forza a reggere appunto la parete come avesse timore che crollasse.

Una donna, accorgendosi dell’attenzione di Agnese e della serva, si volse anche lei a guardare; poi d’un balzo s’accostò alla madre del prete, la chiamò sottovoce, le sollevò il viso con la mano.

Gli occhi della madre erano socchiusi, ma vitrei, e la pupilla era salita in su,