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Come poteva accusarsi al suo popolo?
Ma appunto questo suo sentirsi padrona anche del luogo sacro le rendeva più insopportabile la presenza dell’uomo ch’era stato suo pari nel peccato e adesso le sì mostrava dall’alto mascherato di santità, coi vasi sacri in mano; alto e luminoso sopra di lei piegata ai suoi piedi colpevole di averlo amato.
Il cuore le si gonfiava di nuovo, d’ira e d’angoscia; e il canto del popolo le fremeva intorno tenebroso, come supplicante da un abisso, e le chiedeva salvezza e giustizia.
Dio adesso le parlava cupo e austero, imponendole di cacciare dal tempio il suo servo impostore.
Diventò pallida, fredda di un sudore mortale. Le ginocchia le tremavano contro la panca; ma non piegò più la testa, ferma a guardare i movimenti del prete sull’altare. E sentiva come un soffio malefico uscirle di bocca, andare diritto a lui e investirlo, fasciarlo del gelo che avvolgeva lei.