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sbucata in faccia al mare, sulle dune fiorite di gigli selvatici e indorate dall’aurora.

Qualche cosa le risaliva dalla profondità dell’essere; le viscere le si sollevavano fino alla gola: e tutto le si capovolgeva, intorno, come s’ella avesse da tanto camminato alla rovescia, con la testa in giù, e adesso riprendesse la sua posizione naturale.

Era tutto il passato suo e della sua razza, che le ritornava su, e la riprendeva, con quel canto di vecchi e di donne, con la voce della sua balia, dei suoi servi, degli uomini e delle donne che avevano fabbricato e arredato la sua casa e coltivato i suoi orti e tessuto la tela delle sue prime fasce.

Come potava accusarsi davanti a quel popolo che la considerava ancora sua padrona, più pura ancora del prete sull’altare?

Allora anche lei sentì la presenza di Dio intorno e dentro di lei, nella sua stessa passione.

Sapeva bene che il castigo che voleva