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Nel viottolo sotto il ciglione tremolava un tintinnio di capre avviate al pascolo; e pareva un’eco infantile dello scampanio monotono eppure lieto col quale Antioco su dalla torre della chiesetta invitava la gente a svegliarsi e ad andare alla messa.
Tutto era tranquillo, tenero, soffuso del chiarore rosato dell’aurora. Egli ricordò il suo sogno.
Nulla gl’impediva di uscire, di andare in chiesa e ricominciare la sua vita. Eppure ecco che di nuovo aveva paura: paura di andare avanti, di tornare indietro: gli sembrava di essere, sulla pietra della sua soglia, come sul vertice di una montagna: più su non poteva andare, più giù si spalancava l’abisso. Momento indicibile, durante il quale egli sentì il suo cuore rombargli dentro ed ebbe l’impressione fisica di essere davvero affacciato ad una voragine in fondo alla quale si sbatteva, nel gorgo schiumante di una fiumana, una ruota che, girava così, per nulla, sforzandosi solo a macerare l’acqua che proseguiva il suo corso.