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Agnese rimaneva immobile con le mani fredde, insensìbili a quei baci di morte: egli si sollevò e ricominciò a mentire.
— Ti ringrazio, Agnese. Così va bene, così sono contento. La prova è superata. Adesso sta su, tranquilla. Adesso vado. Domani mattina — aggiunse sottovoce, chinandosi timido — verrai alla messa e offriremo assieme il sacrifizio nostro a Dio.
Ella riaprì gli occhi, lo guardò, li richiuse: pareva ferita a morte, e che i suoi occhi si fossero spalancati un’ultima volta, supplichevoli e minacciosi, prima di chiudersi per sempre.
— Tu questa notte te ne andrai lontano, che io non ti veda più, — disse scandendo le sillabe; ed egli pensò che, almeno per il momento, era inutile combattere contro quella forza cieca.
— Io non posso andarmene così, — mormorò — Domani mattina celebrerò la messa, e tu verrai ad ascoltarla: dopo, se sarà necessario, me ne andrò.
— Io verrò, domani mattina, e ti accuserò al popolo.